PROLOGO: Nome, Alaska, Sede
della Justice Incorporated
“E questo è quanto posso
confermarle, Ms. Cleaver,” disse l’uomo dallo schermo. “È sicura di avermi fornito
tutti i dati possibili in merito al suo agente Sabre?”
Amgela Cleaver, fondatrice e Presidentessa
della più famosa società di eroi a pagamento annuì,
severa. “Escluse le sue abitudini defecatorie, direi che c’è
tutto, Jasper. Questo tuo Truman Olson
dovrebbe essere contento con l’osso che vi ho appena dato.”
Jasper Sitwell si schiarì
nervosamente la gola. “Non c’è nulla di personale, capisce?
Ma da quando è saltato fuori che Carlos Lobo sta riorganizzando i Fratelli della Luna racimolando
licantropi da mezzo mondo[i]…”
“Risparmiatelo, Jasper. So
solo che avrai il diritto di fare le pulci al mio licantropo solo quando non sarà più alle mie dipendenze. Buon
giorno.” Digitò un pulsante sul bracciolo e spense lo
schermo.
La donna girò la poltrona
verso gli altri membri del Consiglio di Amministrazione:
Dollar Bill (P.R. e Tesoro), Garolfo Riccardo degli Abruzzi (Ricerca
e Riverse Engineering) e Letitia Frost
(tattica e risorse strategiche). “Signori, è imperativo scoprire cosa sta
succedendo. Ho rivoltato questo Mr. Olson da cima a fondo, e tutto sembra
essere perfetto, dalla data di nascita alla sua prima apparizione all’edificio
dell’FBSA. Quello che si spiega un po’ meno è come mai il suo
nome non apparisse negli archivi del personale della DEA prima di ieri. Ed è non meno preoccupante che sia
riuscito a gabbare tutto il personale coinvolto in questa caccia al lupo,
arrivando a creare una task force congiunta FBSA-DEA in tempi da record.”
“Di sicuro non possiamo
lanciare un simile sasso nello stagno della Casa Bianca senza fare la figura
dei cattivi,” commentò Letitia scuotendo la testa. “In
fondo, le informazioni che abbiamo ce le siamo
procurate in modo illegale.”
Dollar Bill notò il suo capo
sorridere in quel modo da squalo che preannunciava dei
bei problemi -sembrava che i Difensori
si fossero riformati, magari poteva ritornare al loro ovile..!
Angela si preparò ad aprire un
canale di comunicazione. “Vediamo se c’è qualcuno che conosco che sia
abbastanza seccato da questa iniziativa del nostro
caro Governo…”
MARVELIT presenta
JUSTICE INCORPORATED
Episodio 20 - Primo Contatto
“Ne sei assolutamente certa?”
la voce, di solito possente e profonda, di Man-Eater,
era quasi un miagolio. “Credo che sia il modo
sbagliato di rispondere a questo problema…”
Ma la donna di nome Janice
Olivia Yanizeski continuò a fare i bagagli senza neppure voltarsi a
guardare il massiccio uomo-tigre che se ne stava appoggiato alla porta. Chiuse
la valigia e, restando china su di essa, disse, “Non è
solo un ‘problema’, Malcolm. In quel mondo virtuale, ho perso tutte le mie
convinzioni[ii],
tutta la mia forza di lottare. E me lo ricordo ogni volta che mi guardo allo
specchio.” Si voltò, toccandosi una ciocca dei suoi
bianchissimi capelli. Il suo volto aveva messo su diverse rughe. “Mi sono vista
per quello che sono davvero, l’ho capito, e non mi è piaciuto. E visto che la J.I. ha degli standard di qualità, sarò
abbastanza onesta da non fare la ruota di scorta…almeno, fino a quando non avrò
capito cosa fare della mia vita.” Si voltò e riprese a fare i bagagli. “Se li
possono tenere, costume ed armi.”
“E
cosa dovrei dire io?” fece Malcolm Murphy,
indicandosi il petto col pollice artigliato. “Insomma, ho mangiato la mia metà umana, in quel teatro degli orrori!”
“Considerando che quella metà
umana potrebbe essere una finzione, e visto che stai
ancora parlando e agendo con raziocinio, non direi che ti ha fatto tanto male. E poi, ripeto, non sono più all’altezza della squadra. Manca
la materia prima, ecc. ecc… E non fare quella faccia, gattone: non è che me ne vado per sempre. Ho solo
bisogno di riprendermi*” Fu interrotta dal segnale intermittente di
convocazione. “Il capo deve arringarvi.” Gli diede una pacca sul bicipite. “Ora
vai, che sennò ci metto una vita, qui.”
Riluttante, Man-Eater si voltò
ed uscì dalla stanza.
Quando arrivò nella sala riunioni, vide che tutti gli altri
erano già arrivati:
Ø
Parnell Jacobs, Warwear, capo delle operazioni, con indosso la sua armatura
vivente a tecnologia Eidolon.
Ø
Jack Russell, Sabre, il licantropo, che ora indossava una serie di cinture a tasche.
Ø
M’nai, Midnight Sun, il nero guerriero nato dalla scuola di Fu Manchu e
potenziato dalla tecnologia Kree.
Ø
Mark Raxton, Molten, l’uomo dalla pelle metallica.
Ø
Robert Markley, Fusione, il mutante con il dono di generare le illusioni.
Ø
Capitan Power,
il misterioso super-essere, il più potente membro del gruppo.
Ø
Infine, al posto
che fino a ieri era stato di Joystick, ora c’era una
donna, molto giovane, dai capelli biondi e lunghi a coda di cavallo, atletica…e
con indosso il costume di Joystick! Se l’espressione e
i tratti del volto contavano ancora qualcosa, sembrava una tosta…
Man-Eater si sedette al suo
posto, accanto alla nuova arrivata.
Angela annuì. “Ora che ci
siamo tutti, sarà meglio che vi presenti il nostro nuovo cliente.”
Lo schermo centrale si accese,
rivelando il mezzobusto di…Alexander
Thran, Presidente della Talon Corporation e fondatore dello Zilnawa.
“Bene ritrovati, Giustizieri.
L’incarico che ho deciso di commissionarvi è quantomeno delicato, ecco perché
preferisco esporvelo personalmente…” e spiegò della strana alleanza fra le due
agenzie americane. “Per quanto mi riguarda, avrei ignorato queste bizzarrie
degli americani, se non fosse che hanno cominciato ad
interferire con il mio Governo. Hanno
speso diverso tempo a fare il terzo grado al mio Ministero della Difesa
riguardo ai Campioni, per via del loro lupino membro Hrimhari. Purtroppo, appartenendo questi al regno extradimensionale
di Asgard,
non ha potuto fornire le generalità che quei burocrati desideravano, col
risultato che ora si ritrova sulla loro lista dei sospetti.
“Miss Cleaver mi ha informato
che il capo della task force congiunta è una figura a dir poco sospetta, quindi
voglio che scopriate tutto su di lui e sugli agenti che si è portato dietro. Inutile
ricordarvi che si tratta di un’operazione-ombra estremamente
delicata, finalizzata a delegittimare quel bastardo impiccione; quindi, i
risultati che raccoglierete dovranno essere presentabili in una corte di
giustizia, oppure ogni sforzo sarà stato vano. Buon lavoro, signori.” E la comunicazione si spense.
“Ci sono domande?” chiese a
quel punto Angela.
Molten sollevò una mano.
“Dobbiamo proprio? Insomma, questa è la prima volta da quando sono dalla parte
giusta che mi tocca lavorare contro il Governo. Non credo che qui ci sia
qualcuno che ambisca a vedere il cielo a scacchi.”
La donna prese una penna e,
tenendola sollevata fra gli indici, rispose, “Il rischio è alto, ma il rischio è il nostro mestiere, signori. Non avrei mai accettato un
incarico apertamente criminale, ma io stessa penso che ci sia qualcosa di
sporco dietro a questa ‘Operazione Luna Piena’.” E spiegò quanto sapeva di Truman Olson. “Ci sono diversi
precedenti di gravi infiltrazioni delle più alte sfere criminali nel Governo USA. Se anche questo fosse il caso,
ci garantiremmo una bella fetta di riconoscenza. E a
me piace la riconoscenza.” Di nuovo quel sorriso da squalo. Poi, con la penna
indicò la nuova arrivata. “Vi presento Il Giustiziere Eleanor Leroux, nome in codice Atena. Oltre a
possedere il costume e le armi della vostra ex-collega, è equipaggiata col dispositivo
di campo zero che apparteneva a Blank.
Inoltre, possiede poteri di alterazione delle probabilità,
può generare plasma ed è dotata di blande abilità mistiche.
“Come ricorderete,
il contratto standard prevede che, nel caso un Giustiziere che abbia dei
precedenti criminali interrompe il rapporto di lavoro per unilaterale decisione,
le sue eventuali armi, il costume ed il nome in codice restano a noi quale
compenso per avere sponsorizzato le sue attività con quel costume e nome in
codice. Questo ovviamente non ripulisce automaticamente la sua fedina penale,
ma permette a noi di riutilizzare quell’equipaggiamento senza rischiare
indagini di sorta.”
Angela si alzò in piedi. “E ora, Giustizieri, al lavoro: il vostro obiettivo è
Washington D.C. Sul Quinjet troverete le coordinate e istruzioni dettagliate. Ufficialmente,
sarete in missione a caccia di un supercriminale. Garolfo
vi attenderà all’hangar per mostrarvi un nuovo mezzo speciale.”
Pochi minuti dopo, le porte
dell’ascensore si aprirono, e quando gli eroi furono fuori, si fermarono
dov’erano, decisamente stupefatti.
‘Mezzo’ era davvero riduttivo, per quel colosso alato blu,
rosso e grigio! Il tronco anteriore era caratterizzato da un ampio paio di ali, ognuna dotata di un lanciamissili, e da una testa disposta
verticalmente sopra la prua. Il segmento posteriore, oltre ad una coppia di
timoniere disponeva di una doppia coppia di ali orizzontali
sovrapposte, ogni coppia unita da un enorme missile scarlatto. Il gruppo
propulsore consisteva di due sfoghi che non sarebbero
sfigurati sul booster di uno space shuttle.
“Vedo che apprezzate lo
spettacolo,” disse Garolfo, avvicinandosi. “Cento
metri di lunghezza, milleduecento tonnellate di peso, superlega Carbonex, reattore
a fusione, più armi di quante ne possiate immaginare.
In una parola, il Gloizer X.”
Warwear, che di armi se ne intendeva, quasi deglutì. “E…da
dove salta fuori?” La sua mente vacillava all’idea dei costi per la
realizzazione di quell’affare… Era semplicemente impossibile che la loro
azienda potesse…
Garolfo ridacchiò. “È, per
così dire, un dono dello Zilnawa: il compenso per la prima missione portata a
termine per loro. Vedete, quando fondammo la J.I.,
eravamo reduci dalla Guerra dei Mondi,
e ci rendevamo conto di dovere disporre dei mezzi per combattere eventuali
forze ostili, che si trattasse di eserciti sulla Terra, o armate spaziali.
Purtroppo, nessun guadagno sarebbe mai stato sufficiente per attrezzarci
adeguatamente, a meno di rischiare di farci legare permanentemente a doppio
filo ad enti governativi e/o paragovernativi. Lo SHIELD, ad esempio, dispone del necessario per costruire un equivalente del Red Ronin, ma il suo utilizzo ci
legherebbe mani e piedi.”
“E lo
Zilnawa cosa chiede, in cambio di questo ‘regalino’? fece
Molten.
“Di limitarne l’uso alle
missioni speciali. E quelle non mancheranno, con gente
come il Dottor Demonicus che si è gettata
nella mischia a suon di robottoni, per dirne una. Lo Zilnawa pagherà le parti
di ricambio, le manutenzioni e fornirà il personale.”
“Alla faccia della ricompensa,” commentò Molten. “Considerando che mica abbiamo salvato il mondo, quella volta[iii].”
“In un certo senso, sì,
invece. L’UIMT poteva rivelarsi un’arma peggiore di una bomba
atomica, nelle mani sbagliate… Ma ora, basta chiacchiere. Vi farò conoscere i
piloti e i dettagli del nostro nuovo giocattolo quando sarete tornati. Fate un
buon viaggio.”
Mezz’ora dopo, il quinjet
della compagnia stava sfrecciando verso il suo obiettivo. A bordo, l’atmosfera
non si era certo chetata.
“È stata comunque
una carognata lasciarla andare via così,” disse Fusione, a braccia incrociate.
“Dovevamo esserle di aiuto, non…non certo trattarla
come un’appestata.”
“Non siamo i superamici,” ribatté Warwear, ai comandi. “Siamo professionisti pagati
per fare un lavoro. O si è al top della forma, o si è
fuori. Janice è stata abbastanza onesta da riconoscere i suoi limiti. Rispetto
la sua decisione.”
“Mi chiedo cosa ci trovi tua
moglie in te.”
Dal suo posto, Atena stava
studiando i dettagli della missione sullo schermo olografico. “Se la volete
smettere di beccarvi, ho una prima idea di come organizzarci.”
Quando fu sicura di avere l’attenzione generale,
continuò. “Due squadre, una per l’infiltrazione ed una per l’appoggio esterno.” Indicò l’edificio che ospitava la task force congiunta, in
Pennsylvania Avenue. “Io, Fusione, Warwear e Midnight Sun faremo
parte della squadra di infiltrazione. Gli altri dovranno deviare l’attenzione
generale: se trovate qualcuno con cui fare a cazzotti, tanto meglio.
“Noi, una volta dentro,
esamineremo tutti i dati su questa task force. Se saltassero
fuori problemi, ce la squaglieremo senza esitazioni: è fondamentale, in tale
caso, assicurarci che non resti traccia del nostro passaggio su alcun supporto
mediatico e che non ci siano vittime. Warwear, Fusione, a voi il compito di
cancellare dalla mente di eventuali testimoni le
nostre facce. Domande? No? Bene.”
Ha fatto bene i suoi compiti, pensò
Warwear. Da quanto tempo ha studiato le
nostre schede, per organizzare le squadre a colpo sicuro? Ma decise di lasciare le domande da parte, per ora… “Siamo
sulla città. Effettuerò un ammaraggio nel Potomac.”
L’apparecchio planò dolcemente
presso la riva del fiume, sotto gli occhi di una piccola folla incuriosita.
Alcuni riconobbero l’apparecchio, ma non le sue insegne.
Poco
dopo, il portello si aprì; un ponte telescopico raggiunse la terraferma, e
Molten, Sabre, Man-Eater e Capitan Power uscirono. “E
vai con la folla adorante,” disse il licantropo osservando
i civili che li fissavano con tanto d’occhi.
Il 320 di Pennsylvania Avenue
era una struttura originariamente bianca, poi ingrigita da anni di smog. Tre
piani di cemento massiccio, il palazzo aveva ospitato una banca prima che questa
fosse costretta alla chiusura dagli effetti dello
scandalo Enron.
Truman Olson l’aveva giudicato
più che idoneo per sistemarvisi, essendo presenti già le infrastrutture per gli
uffici della task force, e il caveau avrebbe costituito un ottimo deposito per i file più segreti. I lavori di ristrutturazione per aumentare
la sicurezza non erano ancora completati, ma gli impianti
presenti, si pensava, sarebbero stati sufficienti a scoraggiare
un’eventuale spia…
In un vecchio scantinato
umido, sigillato da tempo, un bagliore di
teletrasporto precedette l’arrivo degli altri quattro giustizieri.
“Perfetto,”
disse Atena, che indossava una maschera per respirare in quell’ambiente da anni
privo di ossigeno. “Questa stanza era un magazzino del vecchio edificio, prima
che venisse ristrutturato. L’unica via di uscita è quella porta, dietro la quale si trovano
cinquanta centimetri di cemento rinforzato e acciaio. Ci troveremo direttamente
nel caveau. Warwear, Fusione.”
I due Giustizieri si
avvicinarono alla porta, ormai ridotta a un ammasso di
ruggine. Fusione disse, “Non ci credo. È appena
arrivata, e già ci comanda a bacchetta.”
“Fin quando non suggerisce stupidaggini, merita
il beneficio del dubbio,” disse Warwear.
Durante il viaggio, aveva studiato attentamente la scheda della donna, trovandola
molto interessante. Anche se c’erano numerosi omissis,
soprattutto a livello biografico, i suoi risultati erano davvero
impressionanti…
Appoggiò una mano corazzata
alla porta. Un raggio di energia, sottile come un
capello, partì dal palmo e perforò prima il metallo e poi il cemento. Davanti
ai suoi occhi, vedeva come in radiografia la pianta dell’edificio, inclusi gli
schemi delle linee elettriche e delle tubature.
Era un’operazione delicata, ma
quello era il suo pane. Si trattava solo di raggiungere i circuiti giusti, e… Ah, eccoti qui!
Il laser perforò il cemento
fino a raggiungere esattamente il tubo dove scorrevano le fibre ottiche delle
telecamere, creando un forellino perfetto, ma senza danneggiare i cavi.
Warwear allontanò il palmo.
“Tutto tuo, Fusione.”
Il mutante prese il posto del
collega,e appoggiò un tubo dorato all’altezza del
foro. Da un’estremità del tubo, estrasse un cavetto che applicò poi all’elmo,
all’altezza della tempia. Un secondo cavo, ultrasottile, entrò nell’apertura
appena creata.”
Arrivato a destinazione, il
cavo ultrasottile si agganciò a uno dei cavi a fibra
ottica. Da esso si dipanarono poi cavetti ancora più
sottili, che finirono con l’interfacciarsi come una ragnatela a tutti i cavi di
quel circuito.
“Bene così. Adesso, ancora
qualche istante e controllerò tutti gli allarmi e la videosorveglianza del
caveau… Fatto! Ora potremmo tenerci un party e nessuno se ne accorgerebbe.”
Il gruppo svanì in un bagliore
di teletrasporto…
…Per riapparire nel caveau.
Nessun allarme suonò. Gli infrarossi e gli altri sensori erano disattivati. Se qualcuno avesse visto i monitor, avrebbe visto la stanza
vuota come sempre.
Il gruppo si avvicinò alla
massiccia porta del caveau. Ora, solo venti centimetri di acciaio
al vanadio stavano fra loro e, se avevano ragione, le prove del...
Improvvisamente,
Atena si irrigidì, come se fosse stata fulminata. Gli
altri la videro impallidire violentemente. “Cosa succede?”
chiese Fusione.
La stessa domanda gliel’aveva
appena posta Capitan Power, ma Sabre non gli rispose,
se non con un’altra domanda. “Cosa c’è laggiù?”
chiese, fissando un punto all’orizzonte. Una cresta di pelo dritto gli si era
formata sulla schiena, aveva le orecchie tese in avanti, e stava istintivamente
annusando l’aria e passandosi la lingua fra le zanne semiscoperte.
“C’è il palazzo della task
force, perché? Cosa..?”
Jack
Russell ringhiò -un verso breve, basso e minaccioso. “C’è qualcos’altro… Loro sono in pericolo!”
“Siamo compromessi.”
Gli altri tre Giustizieri si
guardarono rapidamente intorno. “Impossibile,” disse
Fusione. “Certo, a meno non ci siano altri sistemi di allarme
che…”
“No, non quelli.” Atena fissò
un punto nell’aria. Nessuno degli altri, per quanto sforzassero i loro sensori,
percepiva alcunché…ma loro non erano versati nella magia.
E anche se Eleanor non
poteva essere definita una strega, ugualmente poteva vedere i due occhi davanti a lei. Occhi rossi,
malevoli, dalle pupille a fessura, che fluttuavano come fiamme, intensi…
Occhi di serpente. Li aveva
visti tante volte, nelle paludi di New Orleans. Occhi di un
predatore animato da una volontà incommensurabilmente malvagia…
“Chi sei?” chiese la donna,
istintivamente facendo un passo indietro. Si sentiva così piccola, così
indifesa…
“Lui è Set, mortale,” disse una voce dietro di
loro.
Si voltarono all’unisono. “E da dove salti fuori, tu??” fece Fusione. Warwear pensò ad
una parola sola, Magia! I sensori non
avevano mostrato la benché minima anomalia, e anche ora…non rilevavano
nulla. Per quanto riguardava la sofisticata tecnologia dell’armatura, quell’uomo in un
costume blu e oro di foggia antica, con un mantello rosso sangue, e le spalline
di pelliccia bianca…quell’uomo il cui cranio era un nudo teschio dalle orbite
fiammeggianti, non era lì.
“Alleati
del Lupo, io sono Thulsa Doom, alto
Sacerdote di Set. E per la vostra intrusione, pagherete tutti con le vostre
miserabili vite!” Sollevò velocemente le mani, e
simboli antichi in una lingua perduta da tempo immemorabile apparvero intorno
ad esse. Poi, una luca accecante riempì il mondo…
In
prossimità del fiume Potomac, un terribile bagliore avvolse le figure degli
altri quattro Giustizieri, che scomparvero in un batter d’occhio.
Quando la luce scomparve, era cambiato anche il panorama. Drasticamente.
Il cielo era un ribollire
rosseggiante di energie che scorrevano come immensi
fiumi ardenti. Pianeti in frantumi si muovevano in orbite folli. Esplosioni più
potenti di qualunque ordigno nucleare si manifestavano
ad ogni impatto fra i detriti.
Ovunque corresse l’occhio, non
si vedeva che una landa desolata, piatta,battuta da
venti infernali, tempeste di sabbia senza fine che sembravano penetrarti fin
nell’anima.
Solo otto rocce rompevano la
piatta monotonia di quel paesaggio di morte.
Otto rocce in semicerchio, a
cui erano crocifissi i Giustizieri.
E in piedi
mezzo a loro, le mani incrociate dietro la schiena, Thulsa Doom.
“Benvenuti nel Secondo Cielo
dell’Interregno. Speravo che arrivaste, anche se non così presto. È stato divertente lasciarvi credere di potere
penetrare le mie difese. Credetemi: non arriverete mai più così vicini alla
verità.”
Warwear si sforzò al massimo,ma le manette di pietra non si incrinarono neppure. “Chi sei? Cosa hai a che fare con l’operazione
Luna Piena?!”
In risposta, il sacerdote afferrò l’elsa della spada al
suo fianco, e la sfoderò, rivelando una lama fiammeggiante di fuochi mistici. “È
inutile che vi sforziate, mortali: qui, il volere di Set è supremo. Quanto alle
tue domande, è altrettanto inutile rispondervi: molto presto, non vi servirà
sapere la verità.”
“Set è il grande
serpente!” esclamò Atena, improvvisamente ricordando le tante leggende narrate
dalla sua insegnante! “Ma il suo culto si è estinto
da…”
“Non si è mai estinto,” la interruppe il Sacerdote, avvicinandosi a Sabre. Il
licantropo era il più agitato di tutti, si contorceva, sbavava e latrava. Più
che mai sembrava una bestia rabbiosa e priva di ogni
intelletto. “Si è solo…nascosto, così come i suoi antagonisti, il Popolo ed i
suoi alleati… Ma non mi dilungherò oltre, il tempo dei giochi è finito.” Sollevò la spada, lentamente, lasciando che Sabre la
fissasse con odio, impotente. “La tua morte non sarà vana. Da essa trarrò forza per giungere ai tuoi simili, uno dopo
l’altro, fino a quando non resterà che Set trionfatore.” La spada giunse sopra
il teschio. Poi, Thulsa Doom la calò in un fendente verso il cuore del lupo. “Muori!”